Addio, Bekim Sejranović

22 maggio 2020

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A soli 48 anni è morto lo scrittore bosniaco Bekim Sejranović, autore di romanzi e raccolte di racconti tradotti in varie lingue. L'ispirazione letteraria era radicata nel suo essere "punk", ma anche esule e, come disse in una nostra intervista, "nel mio girovagare senza meta".

 

Bekim Sejranović nel 2008 vinse il premio "Meša Selimović" come miglior prosa di Serbia, Croazia, Bosnia Erzegovina e Montenegro con il suo romanzo "Nigdje, Niotkuda" (In nessun luogo, da nessun dove). Il nostro corrispondente Risto Karajkov lo aveva intervistato e gli aveva chiesto se il libro che la critica aveva definito "racconto autobiografico sulla solitudine del crescere" potesse essere definito come "una moderna storia di esuli": "Si potrebbe definire così. I personaggi che si incontrano nel libro sono in esilio, erranti, sempre in giro. Ma il loro esilio non è solamente fisico. È soprattutto esistenziale. Puoi trascorrere una vita intera nella stessa strada e nello stesso paese, pur sentendoti esiliato. L'esilio è una condizione dell'animo umano e credo che tutti noi iniziamo a sentirci esiliati in questo mondo moderno, che lo vogliamo o no."

Un esilio che Bekim ha vissuto sulla sua pelle. Nato a Brčko nel 1972, ha trascorso gli anni dell'adolescenza e dell'università a Rijeka in Croazia e nel 1993 si è spostato a Oslo, dove ha frequentato un master in letteratura dei paesi slavo-meridionali. Dal 2000 ha lavorato come traduttore legale e di letteratura, come insegnante e ha pubblicato diverse opere : il libro di racconti brevi "Fasung" e romanzi quali "Nigdje niotkuda", "Ljepši kraj", "Sandale", "Tvoj sin Huckleberry Finn" e "Dnevnik jednog nomada".

La sua morte, annunciata ieri per una "breve e dura malattia" ha colpito molti, tra coloro che l'hanno conosciuto e tra i suoi, tanti, lettori. Tra questi il pittore, fumettista e giornalista bosniaco Zoran Herceg, che sul suo profilo Facebook ha così commentato: "È morto oggi a 48 anni Bekim Sejranović. Il nome non vi dirà nulla, ma è lo stesso che ho pronunciato io tutte le volte che mi avete chiesto chi fosse il mio scrittore preferito. Il suo romanzo Tuo figlio Huckleberry Finn è un omaggio a ogni singola cosa che io reputo importante: l'avventura, i fumetti, la musica punk, le droghe e, soprattutto, quello che ha travolto un po' tutti noi bosniaci della mia generazione, il fatto di essere profughi. Tutte cose che ci hanno segnato, per come mi risulta ora, per il resto della nostra vita. Bekim è il miglior scrittore del (nostro) dopoguerra e ha scritto un romanzo che è per la maggior parte duro da leggere, tanto quanto era duro cercare di partecipare alle feste nei paesi che ci hanno accolto facendo ricorso alle nostre abitudini sociali da ursidi. Difficoltà di cui, peraltro, Bekim parla in modo dolorosamente sincero."

Molto colpito anche il giornalista bosniaco Dragan Bursać, che lo ha ricordato su Facebook con poche parole, tratte dal romanzo "Dnevnik jednog nomada" (Diario di un nomade): "Oggi è morto il nostro Bekim: 'Tutto ha un inizio e una fine, e l'unica cosa che ha senso è goderne quando ti va bene, e stringere i denti quando è dura. Essere coscienti che l'uno e l'altro passerà, come tutto passa a questo mondo. E ritorna. In qualche altra forma'. Addio ragazzo della Sava, addio nostro Huckleberry Finn! Sei stato uno dei più grandi!".


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