Bulgaria: Rumen Radev trionfa e resta presidente

24 novembre 2021

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Come largamente previsto dopo i risultati del primo turno, in cui aveva sfiorato la maggioranza assoluta, il presidente uscente Rumen Radev si è assicurato un secondo mandato, battendo nettamente il candidato di GERB Atanas Gerdzhikov.

Ad urne chiuse, Radev ha ottenuto il 66,7% delle preferenze, contro il 31,8% di Gerdzhikov, mentre l'1,5% degli elettori ha scelto l'opzione “non supporto nessuno dei candidati”. Il ballottaggio di domenica 21 novembre ha segnato un'affluenza di appena il 34,8%, record negativo nella storia democratica della Bulgaria.

Eletto la prima volta nel 2017 come indipendente, ma sostenuto dal Partito socialista, Radev si è ritagliato nel corso degli anni una crescente influenza sul panorama politico bulgaro, nonostante secondo la costituzione bulgara il suo ruolo sia fondamentalmente cerimoniale.

Con l'inizio delle prolungate proteste di piazza contro il governo Borisov, che hanno portato alle dimissioni dell'ex premier e leader di GERB nell'aprile scorso, Radev ha assunto una posizione sempre più esplicita a favore delle riforme e contro Borisov.

Anche la creazione del partito “Continuiamo il cambiamento”, vincitore delle ultime elezioni politiche, è frutto – seppure non diretto – dell'iniziativa di Radev. I due leader della formazione, Kiril Petkov e Asen Vasilev sono infatti stati ministri del primo governo tecnico insediato proprio da Radev dopo la caduta dell'esecutivo Borisov.

Non a caso “Continuiamo il cambiamento” ha appoggiato esplicitamente Radev nelle presidenziali contro Gerdzhikov, accusato di essere il candidato dello status quo.

Ora, dopo una lunga stagione di instabilità, tutto sembra pronto per un rinnovato tentativo di dare alla Bulgaria un nuovo assetto politico e Radev ha dichiarato che annuncerà entro la settimana quando inviterà a riunirsi il parlamento appena eletto.

Nel frattempo fervono i complessi negoziati tra “Continuiamo il cambiamento”, Partito Socialista, Bulgaria democratica e movimento “C'è un popolo così” per la creazione di un esecutivo: il tutto in diretta Facebook, in nome di una svolta sulla trasparenza che segni un taglio con lo stile di governo di Borisov.


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