Prima pietra d'inciampo in Croazia

24 maggio 2013

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Stolpersteinen, pietre d'inciampo. L'artista tedesco Gunter Demnig ne ha disseminate decine di migliaia in tutta Europa, per commemorare le vittime della persecuzione nazifascista nei luoghi in cui vissero. Il 21 maggio a Rijeka la prima del paese, per ricordare due vittime di via Mameli, Eugenio e Giannetta Lipschitz.

Quattro piastrelle dorate, cementate davanti all'ingresso della casa di via Mameli 5, oggi ulica Starčevićeva, recitano in italiano e croato: "Qui abitava Eugenio Lipschitz, nato nel 1883, arrestato nel marzo 1944, internato alla Risiera di San Sabba, deportato nel 1944 ad Auschwitz, assassinato in data ignota" e "Qui abitava Giannetta Zipszer Lipschit nata nel 1893, arrestata nel marzo 1944(...)". Si chiamano d'inciampo perché vengono lasciate in rilievo, in modo che i passanti non possano non notarle. Affinché oggi si ricordi che in quelle case vivevano persone che hanno subito la deportazione durante la Seconda guerra mondiale.

E' Alberto Heimler, italiano di Roma, nipote di Eugenio e Giannetta, ad aver promosso l'iniziativa. Per decenni quella scomparsa terribile ha segnato tutta la sua famiglia. "Questo è per me un momento importante di pace e di memoria" ha dichiarato Heimler durante la celebrazione, come riporta Novi List. "Grazie a Gunter Demning il ricordo dei miei nonni, ma anche di tutti coloro che sono stati vittime dell'Olocausto, continuerà a vivere. Mio nonno aveva 61 anni, quando fu deportato e al primo piano di questa casa abitavano anche i miei genitori che mandarono noi figli in Palestina già nel 1939 e 1940. Ci raggiunse poi solo mia madre" prosegue Alberto Haimler.

La posa è stata resa possibile grazie anche al sostegno della comunità ebraica locale e della municipalità. Presenti alla celebrazione il neo rieletto sindaco di Rijeka, Vojko Obersnel, il presidente della comunità ebraica della città, Irena Deže Starčević, oltre ad altri membri della comunità ebraica locale e dell'Unione dei combattenti antifascisti della Contea di Primorje-Gorski Kotar, il rabbino di Croazia e Montenegro - Luciano Moše Prelević e il rabbino di Trieste, Achille Viterbo.

"Se tutti gli uomini si fossero sempre rispettati ricordandosi che siamo uguali, al di là di appartenenze religiose, nazionali ed etniche, non avremmo avuto un buco di civilizzazione nella nostra storia creato dall'Olocausto e dal nazismo. Oggi non sarebbe necessario apporre alcun monumento e ricorderemmo i Lipschitz come cittadini di Rijeka che qui vivevano e lavoravano" ha dichiarato il sindaco nel discorso di celebrazione. "Le pietre d'inciampo assumono un messaggio importante, soprattutto alle nuove generazioni alle quali si deve ricordare dove portano odio e intolleranza", ha concluso.

Val alla galleria fotografica realizzata dal quotidiano Novi List

La pietra d'inciampo davanti alla ex via Mameli 5, Rijeka
 

Questa pubblicazione è stata prodotta con il contributo dell'Unione Europea. La responsabilità sui contenuti di questa pubblicazione è di Osservatorio Balcani e Caucaso e non riflette in alcun modo l'opinione dell'Unione Europea. Vai alla pagina del progetto Racconta l'Europa all'Europa


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