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A pochi giorni dalla sua approvazione da parte della Commissione giuridica del Parlamento europeo facciamo il punto sulla direttiva europea sul copyright

25/06/2018 -  Niccolò Caranti

Alcuni giorni fa 70 “padri della rete” (fra cui il creatore del World Wide Web Tim Berners-Lee, il co-fondatore di Wikipedia Jimmy Wales, etc.) hanno inviato una lettera al presidente del Parlamento europeo, l’italiano Antonio Tajani, per dire che la proposta di direttiva europea sul copyright minaccia internet per come la conosciamo.

La questione è tecnicamente complessa e probabilmente per questo ha ricevuto scarsa attenzione dai media generalisti. Proviamo quindi a capirla cominciando dall’inizio.

Storia

La storia inizia nel 2016 quando la Commissione europea ha proposto un pacchetto che includeva una proposta di direttiva sul copyright nell’ambito della Strategia europea per il Mercato unico digitale. Come prevede la procedura legislativa dell’Unione europea la proposta - avanzata dalla Commissione -  è stata assegnata ad una commissione del Parlamento, in questo caso la Commissione giuridica. Il relatore è dal 2017 l’eurodeputato tedesco Axel Voss. Il 20 giugno 2018 la Commissione giuridica del Parlamento europeo ha votato la proposta di direttiva.

A questo punto il testo dovrà essere negoziato con il Consiglio dell’UE, che detiene il potere legislativo insieme al Parlamento. Sarà la plenaria del PE a decidere, fra il 3 e il 5 luglio, se questo negoziato dovrà essere condotto dalla Commissione giuridica o dal Parlamento stesso. Secondo EDRi , organizzazione europea per i diritti digitali, la negoziazione con il Consiglio potrebbe finire a ottobre, e a dicembre-gennaio ci potrebbe essere il voto finale dell’assemblea.

Critiche

Uno dei punti più controversi è l’art. 13 che - oltre a generare incertezza perché formulato in maniera poco chiara - prevede che le piattaforme online che ospitano grandi quantità di contenuti caricati dagli utenti debbano monitorare il comportamento degli utenti e filtrare i loro contribuiti per identificare e prevenire violazioni di copyright. L’articolo è stato soprannominato “macchina della censura” da alcuni contrari, come EDRi , Index on Censorship e la parlamentare europea del Partito Pirata Julia Reda .

Finora la Direttiva sul commercio elettronico prevede che le piattaforme che permettono agli utenti di caricare contenuti non siano responsabili di tali contenuti. Questo non significa che contenuti illegali possano rimanere online, ma che la piattaforma ha l’obbligo di rimuoverli a posteriori, e non di bloccarne e priori la pubblicazione.

La nuova normativa imporrebbe l’utilizzo di tecnologie di riconoscimento dei contenuti, che però sono costose e non infallibili. Il rischio quindi è che a parte poche grandi aziende, le altre piattaforme minori, i blog, i piccoli editori, etc. non siano in grado di far fronte a questa novità e potrebbero essere costrette a  chiudere. In più si teme che questi algoritmi, ancora imperfetti, potrebbero bloccare anche contenuti legittimi.

La principale spinta che ha condotto all’attuale proposta sembra arrivare dall’industria musicale, che la vorrebbe vedere applicata a piattaforme come YouTube. Tuttavia, la nuova direttiva andrebbe a toccare anche altre siti, come Wikipedia, che è scritta dagli utenti. Secondo i critici, la libertà di internet diventerebbe una “libertà vigilata”. Inoltre, secondo il Max Planck Institute for Innovation and Competition ci sono anche dei dubbi sulla compatibilità con la Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea, in particolare con la protezione dei dati personali, la libertà di espressione e informazione, e la libertà d’impresa.

Altro punto controverso è l’art. 11, che prevederebbe che chi pubblica snippet (“frammenti”) di contenuto giornalistico online debba prima ottenere una licenza dall’editore. La norma, soprannominata “tassa sui link” si applicherebbe ad esempio a Google, Facebook, etc., che nell’anteprima di una pagina vi mostrano anche alcune righe di testo.  Attualmente tutte le principali normative nazionali sul copyright prevedono che la citazione di brevi passaggi di un testo protetto sia libera.

C’è un precedente in Spagna: una legge del 2014 aveva introdotto una norma simile, che si sarebbe applicata in sostanza a Google News. Ma Google ha preferito chiudere il servizio (provate ad andare su news.google.es ). Da segnalare che all’ultimo momento gli editori dei giornali avevano provato - senza riuscirci - a impedire che  il sito venisse chiuso , forse rendendosi conto che ci avrebbero rimesso anche loro. Una norma quindi che rischia di danneggiare tutti: siti/aggregatori che diventerebbero meno utili, lettori che perderebbero un servizio, giornali che invece di guadagnarci in royalties rischiano di perdere visitatori.

Difesa dei diritti digitali

Ma oltre a quello che c’è, il problema della direttiva è anche quello che manca.

La normativa sul copyright è inadeguata e ci sarebbe bisogno di modifiche. Fra le richieste, avanzate ad esempio da Wikimedia Italia , quella di una  regolamentazione a livello europeo della “libertà di panorama ”: oggi in paesi come Francia e Italia non è possibile pubblicare liberamente fotografie di monumenti recenti e quindi protetti da diritto d’autore. Se andate a Parigi ad esempio fate attenzione se fate fotografie alla Torre Eiffel di notte: l’illuminazione è soggetta a diritto d’autore !

In più, anche se il nome completo della direttiva parla di “mercato unico digitale”, non viene fatto nulla per combattere l’attuale frammentazione delle leggi sul copyright dei 28 paesi membri dell'UE in modo da favorire effettivamente il mercato unico.

Contro la direttiva, attivisti e organizzazioni in difesa dei diritti digitali e per un sistema internet aperto, sono attivi da mesi. Save Your Internet, si concentra sull’eliminazione dell’art. 13 ed è sostenuta fra gli altri da organizzazioni come la Electronic Frontier Foundation, Creative Commons, Civil Liberties Union for Europe. La campagna Save the Link ha messo in piedi un sistema per contattare telefonicamente in modo gratuito i propri europarlamentari e spingerli a prendere posizione contro i punti critici della nuova direttiva. La Mozilla Foundation ha reso disponibile il servizio anche in italiano. Oltre alla società civile, forti critiche sono arrivate anche dai parlamentari stessi: a inizio giugno un centinaio di parlamentari europei in tutto lo spettro politico (ma quasi nessuno membro del Partito popolare europeo) in una lettera ha dichiarato la propria opposizione alla direttiva, in particolare all'articolo 11.

Per approfondire

Il Resource Centre per la libertà di stampa in Europa  presenta alcune risorse per approfondire il tema del copyright e le implicazioni per gli utenti del web. Ad esempio, il report  del Centre for Democracy and Law, analizza il tema nell’ottica della libertà di espressione, mentre un comunicato  della European Federation of Journalists pone l’accento sulla tutela dei diritti d’autore dei giornalisti, soprattuto in relazione agli editori.

Il QuoteFinder , strumento creato nell'ambito del progetto EDJNet , permette di monitorare le parole chiave del dibattito parlamentare europeo su Twitter. Lo strumento permette di verificare quali europarlamentari discutono della direttiva copyright e come.

 

Questa pubblicazione/traduzione è stata prodotta nell'ambito del progetto Il parlamento dei diritti, cofinanziato dall'Unione europea. La responsabilità sui contenuti di questa pubblicazione è di Osservatorio Balcani e Caucaso Transeuropa e non riflette in alcun modo l'opinione dell'Unione Europea.


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