Grazie all’attività di denuncia di media, università e società civile, l’Unione europea prende coscienza dei rischi connessi alle tecnologie duali di sorveglianza. Un nuovo regolamento prova a riportare sotto controllo il commercio di strumenti che offrono capacità di intrusione, sorveglianza e repressione senza precedenti

24/06/2022 -  Dimitri Bettoni

I beni a duplice uso sono prodotti che possono avere un utilizzo sia civile sia militare. La lista di questi prodotti è molto lunga e, per via del progresso tecnologico, costantemente bisognosa di aggiornamento. Include apparecchiature, materiali, tecnologie e software che hanno utilizzi positivi per la società, ad esempio i software utilizzati sui veicoli a guida automatica o le sostanze chimiche utilizzate per produrre dentifricio. Le stesse tecnologie possono però avere anche utilizzi pericolosi, che vanno dalla fabbricazione di armamenti ed esplosivi agli strumenti di intercettazione delle comunicazioni, come ad esempio l’ormai famigerato spyware Pegasus, usato per violare i dispositivi di decine di giornalisti, attivisti e parlamentari in Europa e nel mondo e su cui il Parlamento europeo ha recentemente istituito una commissione d’inchiesta.

Nel 2021 l’Unione Europea si è dotata di un nuovo regolamento (n. 2021/821) per il controllo dell’export di queste tecnologie verso paesi terzi. Il regolamento aggiorna quello precedente del 2009, ritenuto superato sia dal progresso tecnologico, sia dal contesto geopolitico, militare e strategico maturato negli ultimi 20 anni. Gli obiettivi primari del nuovo regolamento sono il rispetto degli obblighi internazionali di non proliferazione degli armamenti e impedire il trasferimento illecito di armi di distruzione di massa. 

L’Unione cerca dunque di stabilire un quadro legislativo comune a tutti i paesi membri per il controllo di esportazioni, transito e intermediazione dei beni duali. Soprattutto, con questo regolamento l’Unione introduce nel suo impianto legislativo il concetto di “human security”, ovvero il tentativo di conciliare obiettivi di natura commerciale e di sicurezza pubblica e al contempo pone la tutela dei diritti individuali e collettivi al centro del quadro normativo comune.

La famiglia dei beni duali include anche le tecnologie di cybersorveglianza, che su impulso dei governi stanno proliferando e su cui il nuovo regolamento si concentra in particolar modo. Queste tecnologie possono essere utilizzate sia per la gestione e il miglioramento delle comunicazioni digitali, ma anche per operazioni di monitoraggio, controllo e censura. In questo gruppo ricadono ad esempio le tecnologie di riconoscimento facciale e altri sistemi di rilevamento biometrici che raccolgono informazioni sul nostro modo di camminare, sui nostri stati d’animo, la nostra temperatura corporea o il battito del nostro cuore.

Al nuovo regolamento si è giunti anche grazie alla crescente attenzione da parte di media e società civile che, negli anni scorsi, ha sottolineato il ruolo deleterio dei paesi dell’Unione nel fornire tecnologie di cybersorveglianza a paesi terzi. Dalle cosiddette primavere arabe alla guerra in Siria fino al conflitto odierno tra Russia e Ucraina, le tecnologie europee hanno giocato e giocano tutt’ora un ruolo determinante sia negli apparati di sicurezza che nelle macchine belliche attraverso tecnologie a cui gli stati non sono intenzionati a rinunciare. Questo trasferimento tecnologico, giustificato da esigenze comuni di sicurezza e spinto anche dal desiderio di profitto dell’industria privata, ha contribuito ad un grande numero di casi di repressione e violazione dei diritti umani, inclusi casi di tortura, detenzione arbitraria e omicidio.

Il Parlamento europeo, nel corso del negoziato con Consiglio e Commissione UE che ha portato all'adozione del nuovo regolamento, ha spinto per aumentare la trasparenza dei meccanismi di rilascio delle licenze di export di queste tecnologie, per favorire la supervisione pubblica da parte della società civile e dei media. Il nuovo regolamento impegna infatti gli stati membri a pubblicare i dettagli del proprio export, in particolare degli oggetti di cybersorveglianza. L’Unione, da parte sua, si impegna a pubblicare un report annuale sul rilascio di licenze che specifichi prodotto, origine e destinazione finale.

Ci sono limitazioni alle informazioni che gli stati membri sono tenuti a diffondere e il regolamento 2021 è il risultato di una volontà di compromesso tra trasparenza pubblica, tutela dei brevetti e del segreto industriale, e soprattutto di una sicurezza nazionale ancora ampiamente concepita e costruita attorno al concetto di controllo totale, una delle ragioni che, soprattutto dal 9 settembre 2001 in poi, ha spinto i governi di tutto il mondo a finanziare, acquisire ed utilizzare tecnologie di sorveglianza, utilizzate poi con ampi margini di discrezionalità ed abuso.

L’implementazione del concetto di Human Security all’interno di un regolamento normativo risponde allo sforzo dell’Unione sia di porre rimedio alle tendenze di abuso di queste tecnologie, sia di posizionamento sulla scena internazionale in qualità di attore geopolitico dotato di proprie caratteristiche e autonomia strategica.

Un webinar dedicato

In tempi recenti l’Unione europea ha preso coscienza dei rischi connessi alle tecnologie duali, in particolare a quelle di sorveglianza che permettono capacità di intrusione, controllo e repressione tali da mettere in pericolo la democrazia europea. Ne parliamo in un webinar lunedì 27 giugno alle ore 16:00. In diretta sulla pagina Facebook di OBC Transeuropa: https://www.facebook.com/BalcaniCaucaso 

Per maggiori informazioni si veda la pagina dedicata all'evento.

 

Questo materiale è pubblicato nel contesto del progetto "Parlamento dei diritti 3", cofinanziato dall'Unione europea (UE) nel quadro del programma di sovvenzioni del Parlamento europeo (PE) per la comunicazione. Il PE non è in alcun modo responsabile delle informazioni o dei punti di vista espressi nel quadro del progetto. La responsabilità sui contenuti è di OBC Transeuropa e non riflette in alcun modo l'opinione dell'UE. Vai alla pagina “Il Parlamento dei diritti 3”.

Il progetto DJAS è co-finanziato da Open Society Institute in cooperazione con OSIFE/Open Society Foundations. La responsabilità dei contenuti di questa pubblicazione è esclusivamente di Osservatorio Balcani e Caucaso Transeuropa.

Questo progetto ha ricevuto finanziamenti dal programma di ricerca e innovazione Horizon 2020 dell'Unione europea in virtù della convenzione di sovvenzione Marie Skłodowska-Curie n. 765140.

 

 


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