Transnistria: la pandemia per rinforzare la frontiera con la Moldavia

23 settembre 2020

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Secondo un'inchiesta di Balkan Insight, l'autoproclamata Repubblica di Transnistria, sostenuta da Mosca, sta utilizzando la pandemia di coronavirus per rafforzare il proprio confine con la Moldavia: una dozzina di villaggi amministrati da Chişinău si trovano attualmente isolati.

Il fiume Dniester © Serghei Starus/Shutterstock

Il fiume Dniester © Serghei Starus/Shutterstock

Nel marzo scorso, mentre l'intera Europa stava adottando misure di contenimento, nei pressi di una dozzina di villaggi amministrati dalle autorità di Chișinău, ma situati sulla riva orientale del fiume Dniester, sullo stesso lato dell'autoproclamata Repubblica di Transnistria, sono comparsi nella notte 37 nuovi posti di blocco, gestiti da persone in divisa ma senza distintivi.

“Erano come i 'piccoli uomini verdi' che sono apparsi in Crimea”, ha dichiarato a Balkan Insight Oleg Gazea, sindaco di Molovata Noua, uno dei villaggi della zona, riferendosi alle truppe russe che hanno preso il controllo della penisola nell'Ucraina meridionale nel 2014.

La Transnistria è sostenuta dal 1992 dalla Russia, i cui soldati e carri armati sono presenti come "forze di mantenimento della pace" al confine con la Moldavia. Tiraspol sembra ora utilizzare la pandemia e le misure di restrizione della libertà di movimento come un'opportunità per riaffermare la propria sovranità anche mettendo in pericolo la salute e la vita dei 23.000 residenti di quest'area che dipendono ora esclusivamente dalla sponda occidentale del fiume per rifornirsi di beni di prima necessità.

Con le strade bloccate, gli abitanti di questi villaggi dipendevano da un unico traghetto che poteva trasportare solo 30 veicoli alla volta. “C'erano malati di cancro che dovevano andare a prendere la morfina, bambini con il mal di denti, donne incinte che dovevano andare in ospedale”, racconta Raisa Spinovschi, sindaco di Cocieri, un altro villaggio della zona. “Le file per il traghetto erano di tre o quattro ore”.

Dopo negoziazioni tra Tiraspol e Chișinău, alcuni dei 37 posti di blocco sono stati finalmente smantellati, ma l'amministrazione della Transnistria si rifiuta di toglierli tutti fino a quando la pandemia non sarà “completamente finita” e “la situazione epidemiologica nella vicina Moldavia non si sarà normalizzata”.

Tiraspol utilizza questa strategia di "frontiera" per ottenere concessioni dal presidente "filo-russo" Igor Dodon, in vista delle elezioni presidenziali moldave previste per il prossimo novembre. I residenti della Transnistria hanno infatti diritto di voto in Moldavia e tradizionalmente sostengono i candidati “filo-russi”: il loro voto potrebbe quindi essere decisivo per la rielezione di Dodon.

 

Link: Balkan Insight ; Le Courrier des Balkans


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