Balcani occidentali e UE, si prova a ripartire

17 febbraio 2020

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Sarà la volta buona? Dopo la proposta della Commissione UE di rivedere le procedure sull'allargamento e le parziali aperture della Francia, che lo scorso ottobre aveva bloccato l'apertura dei negoziati con Albania e Macedonia del Nord, l'UE e i paesi dei Balcani occidentali provano a reintrecciare i fili del dialogo.

L'occasione è stata una cena di lavoro ieri sera a Bruxelles, a cui hanno partecipato i leader dell'Unione e quelli dei paesi balcanici già candidati o in attesa di candidarsi alla membership UE, sotto il cappello della presidenza di turno del Consiglio UE, attualmente affidata alla Croazia.

“Siamo riusciti a far tornare l'Europa sud-orientale in alto tra le priorità dell'UE”, ha dichiarato a fine incontro il premier croato Andrej Plenković. “La cosa più importante è risolvere la questione dell'apertura dei negoziati con Tirana e Skopje prima del summit che terremo il 6 e 7 maggio a Zagabria. Insisteremo per avere una decisione a riguardo già entro marzo”.

Lo stesso Plenković ha poi rimesso sul tavolo il nodo irrisolto della liberalizzazione dei visti per il Kosovo, unico paese dell'area rimasto sulla “lista nera” di Schengen. “La Croazia ritiene che Pristina abbia soddisfatto i criteri richiesti. Non tutti sono d'accordo, ma attraverso un dialogo intenso e vista l'atmosfera più positiva, credo si possa arrivare a risolvere finalmente la questione”.

Dal canto suo la presidente della Commissione UE Ursula von der Leyen ha ribadito la posizione ufficiale dell'Unione: "È nel nostro interesse strategico avvicinare quanto più possibile i Balcani occidentali all'Unione europea”.

L'interrogativo, ancora una volta, è capire quanto alle parole possano seguire i fatti, visti i ripetuti passi falsi e tentennamenti dell'UE, o almeno di alcuni suoi stati membri, nel dare seguito a questa visione politica.

L'ultimo “no” francese, ad esempio, ha rigettato la Macedonia del Nord nell'incertezza politica. Nel 2018 Skopje ha accettato un non semplice compromesso sull'annosa questione del nome con la vicina Grecia - modificando il suo nome costituzionale - anche grazie alle ripetute promesse di apertura dei negoziati, seguendo una strategia voluta fortemente dal premier socialdemocratico Zoran Zaev in evidente coordinazione con Bruxelles.

Dopo la fumata nera arrivata da Parigi, però, lo stesso Zaev – fortemente deluso - ha deciso di richiamare i cittadini alle urne il prossimo aprile. Anche per questo, ancora una volta, un'eventuale apertura dell'UE entro marzo potrebbe influire significativamente sui risultati elettorali.


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