Tomislav Tomašević (foto PIXSELL /wikimedia)

Tomislav Tomašević (foto PIXSELL /wikimedia)

Dopo un ventennio di amministrazione Milan Bandić, deceduto ad inizio anno, i cittadini di Zagabria hanno votato per il cambiamento. Al primo turno delle amministrative di domenica scorsa Tomislav Tomašević, il leader della coalizione Možemo! ha ottenuto il 45% dei voti, non sufficienti però per evitare il ballottaggio del 30 maggio

18/05/2021 -  Giovanni Vale Zagabria

«Questa sera i cittadini di Zagabria hanno detto chiaramente che vogliono un cambiamento. Hanno detto che noi, assieme, come città, possiamo. Che possiamo [avere una città] più verde, con più giustizia, più trasparenza, migliore». Tomislav Tomašević, il leader della coalizione rosso-verde Možemo! (letteralmente “Possiamo!”), ha iniziato così il suo discorso di vittoria domenica sera a Zagabria. Al primo turno delle elezioni amministrative, il candidato sindaco del fronte ecologista e progressista ha ottenuto un plebiscito: oltre il 45% dei voti, contro il 12% del secondo classificato, Miroslav Škoro, rappresentante dell’estrema destra. Per la capitale croata, si tratta di una rivoluzione, dopo vent’anni di amministrazione Milan Bandić, conclusasi ad inizio anno con la morte (per infarto) del controverso e navigato primo cittadino, coinvolto in molti scandali di corruzione.

Rivoluzione a Zagabria

Nel suo discorso, Tomislav Tomašević non si è però lasciato andare all’euforia. «Abbiamo fatto un passo e mezzo, ora ci manca un ultimo mezzo passo per la vittoria», ha dichiarato il candidato sindaco. Il ballottaggio si terrà infatti il prossimo 30 maggio e, sebbene la coalizione Možemo! possa contare sull’entusiasmo di un risultato al primo turno che è andato ben oltre le aspettative, la partita non è ancora chiusa. «Per arrivare a questo risultato Tomašević si è battuto per vent’anni. Ora, dovrà avere pazienza ancora due settimane», ha scritto lunedì mattina l’analista politico Tomislav Klauški nel suo editoriale sul quotidiano 24Sata . In effetti, la giornata di domenica è stata il punto di arrivo di un lungo percorso per Tomašević e per gli attivisti di Zagreb je naš (Zagabria è nostra) e di Možemo!, le piattaforme che lo hanno sostenuto.

Questo percorso è iniziato nei primi anni Duemila con le manifestazioni di piazza contro gli interventi urbanistici di Milan Bandić. Negli ultimi giorni, diversi attivisti hanno ricordato quegli inizi, condividendo online delle fotografie di Tomislav Tomašević di più di dieci anni fa, quando quest’ultimo, megafono alla mano, guidava i cortei di manifestanti per le strade di Zagabria. Dalle battaglie per la tutela degli spazi pubblici e contro alcune decisioni dell’amministrazione Bandić, Tomašević è passato alla politica istituzionale, entrando in consiglio comunale nel 2017 e diventando parlamentare nel 2020. Ora, l’elezione a sindaco di Zagabria lo porterebbe a ricoprire una delle cariche più importanti nel paese, con la responsabilità di un budget annuale che supera il miliardo di euro. Il movimento che lo sostiene, inoltre, avrà buone possibilità di realizzare il proprio programma, dato che con il buon risultato incassato domenica, Možemo! controllerà 23 seggi su 47 al consiglio comunale. L’alleanza con l’SDP, partner più che minoritario con 5 seggi, garantirà il raggiungimento della maggioranza assoluta.

Vincitori e perdenti

Ma Zagabria non è l’unica città ad aver registrato un cambiamento significativo. A Spalato, ad esempio, è arrivato in testa il candidato indipendente Ivica Puljak, un fisico di formazione e in passato ricercatore al CERN, che ha ottenuto oltre il 28% dei voti. Il secondo classificato, Vice Mihanović, il candidato dell’HDZ si è fermato a quota 23% delle preferenze e ora i sondaggi fanno presagire che, come a Zagabria, la voglia di cambiamento potrebbe premiare il nuovo arrivato. Puljak è uno dei fondatori del movimento centrista “Pametno” (letteralmente, “Con intelligenza”) e si propone come un elemento di rottura nel panorama politico spalatino, proponendo un programma centrista, liberale e antifascista per la guida della sua città. «Spalato è una città di gente civilizzata e acculturata. Spero sia finita l’epoca in cui ci si vergognava di Spalato», ha dichiarato Puljak domenica sera.

A Fiume, il partito socialdemocratico (SDP) è riuscito a limitare i danni e ad arginare quello che pare essere un calo dei consensi generalizzato. Il socialdemocratico Marko Filipović, delfino di Vojko Obersnel (l’intramontabile primo cittadino di Fiume in carica dal 2000 al 2021), è riuscito ad arrivare in testa con oltre il 30% dei voti. Al ballottaggio, Filipović dovrà vedersela con il dottor Davor Štimac (16%), l’attuale dirigente dell’ospedale pubblico locale e candidato indipendente. Malgrado questo risultato positivo, Peđa Grbin, il segretario generale dell’SDP, ha ammesso domenica sera di aver «capito il messaggio» inviato dagli elettori. Fiume è infatti un’eccezione per l’SDP, che altrimenti sembra essere sparito dal panorama politico croato: a Zagabria, a Spalato, ad Osijek… quello che era il secondo partito storico della Croazia è diventato irrilevante in molte città.

Anche ad Osijek, i socialdemocratici non saranno presenti al secondo turno. Peggio, il ballottaggio sarà una sfida tutta interna alla destra: il candidato HDZ Ivan Radić (38%) sfiderà Berislav Mlinarević (19%) del Movimento patriottico (Domovinski pokret) di estrema destra. Quest’ultima formazione, guidata da Miroslav Škoro, continua ad incalzare da destra l’HDZ di Andrej Plenković. A Vukovar, ad esempio, una città simbolica e cara all’elettorato conservatore, l’HDZ è stato scalzato proprio a favore di un accolito di Škoro, Ivan Penava, l’attuale sindaco eletto nel 2017 in quota HDZ, ma uscito dal partito l’anno scorso. Infine, anche se il Primo ministro ha dichiarato vittoria domenica sera, celebrando anche la conquista di molte regioni che rimangono saldamente in mano all’HDZ, il più grande partito croato si appresta comunque a perdere la capitale e rischia di rimanere escluso anche a Spalato, la seconda città del paese.


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