La settimana scorsa sono arrivate le prime 39 raccomandazioni dei cosiddetti “Forum deliberativi dei cittadini europei”, un formato nato in seno alla Conferenza sul futuro dell’Europa. Ora è cruciale capire come le istituzioni sapranno cogliere le indicazioni dei cittadini

17/12/2021 -  Luisa Chiodi

Per la prima volta nella storia dell’Unione Europea da qualche mese è partito un esperimento di democrazia deliberativa con cui le istituzioni intendono incrementare la partecipazione civica e consolidare la propria legittimità democratica. Si tratta di una delle componenti più interessanti e innovative dell'iniziativa denominata Conferenza sul futuro dell'Europa  (CoFoE) avviata lo scorso 9 maggio.

Quattro gruppi di cittadini europei prendono parte ad altrettanti forum deliberativi nei quali sono chiamati ad esprimersi su temi fondamentali relativi al futuro dell’Unione europea. Ciascun gruppo, composto da 200 cittadini europei provenienti da diversi angoli dell'UE, si riunisce in tre appuntamenti consecutivi per discutere di alcuni temi chiave per il futuro dell'Europa. I partecipanti sono selezionati casualmente con sorteggio per riflettere la diversa composizione dei cittadini UE in termini di origine geografica, genere, età, background socioeconomico e istruzione. 

Ogni gruppo copre una serie di argomenti, identifica aspetti da affrontare e propone soluzioni. Al termine dei tre incontri, ciascun gruppo elabora delle raccomandazioni e nomina dei rappresentanti che presentano l’esito delle discussioni alla sessione plenaria.

Il primo gruppo ad adottare le raccomandazioni è stato quello impegnato sui temi della democrazia, dei valori e dei diritti europei, dello stato di diritto e della sicurezza. Lo scorso fine settimana i duecento partecipanti, riuniti a Firenze presso l'Istituto Universitario Europeo, hanno adottato le prime 39 raccomandazioni. 

Gli altri tre gruppi di cittadini europei adotteranno le loro raccomandazioni sui seguenti temi:

- Un'economia più forte, giustizia sociale e posti di lavoro / Istruzione, cultura, gioventù, sport / Trasformazione digitale (che si terrà a Dublino, Irlanda)

- Cambiamento climatico, ambiente/salute (che si terrà a Natolin, Polonia)

- L'UE nel mondo / Migrazione (che si terrà a Maastricht, Paesi Bassi).

È stato possibile seguire i lavori a distanza, in diretta ed in differita.

Chi ha potuto osservare in presenza lo svolgersi del lavoro ha vissuto e riportato sui social network il clima di grande entusiasmo che si viveva alla Badia fiesolana di Firenze. 

Miguel Mota Delgado, un dottorando dell’istituto Universitario Europeo impegnato come osservatore dei lavori, descrive nel suo tweet la vivacità del contesto, di come lo abbiano impressionato la creatività dei cittadini nell’elaborazione delle molte raccomandazioni, della volontà evidente di identificare soluzioni ai problemi più urgenti dell’integrazione europea. 

Come osserva un tweet di Alberto Alemanno, tra gli esperti che hanno seguito i lavori, il contenuto è stato importante quanto il processo con cui si è arrivati alle raccomandazioni. “Un'esperienza arricchente che spinge all’umiltà gli esperti che di norma lavorano su questi temi”, ha sottolineato. 

Cittadini europei, per lo più non abituati a contesti internazionali e al multilinguismo, si sono trovati a discutere come di norma fanno i politici al Parlamento europeo, appoggiandosi al lavoro degli interpreti in simultanea e con l’ausilio di dispositivi tecnologici.

Delgado sottolinea l'integrità della procedura deliberativa  e come le raccomandazioni emerse abbiano toccato aspetti molto diversi tra loro, dalla semplificazione dei nomi delle istituzioni dell'UE al pluralismo dei media, dalla condizionalità dei finanziamenti UE all’agricoltura sostenibile. Alcune delle quali, evidenzia Delgado, sono davvero degne di nota, se non addirittura dirompenti perché richiederebbero la revisione dei trattati.

L’unico neo, evidenziato da Alemanno, è stata la raccomandazione volta ad amplificare le voci delle comunità emarginate nella CoFoE che non è riuscita a raggiungere la soglia del 70% di voti. Alcune associazioni impegnate sui temi dell’antiscriminazione avevano infatti evidenziato alcuni limiti nel funzionamento della piattaforma digitale rispetto all’accessibilità per persone disabili e come la selezione casuale dei partecipanti al forum tramite telefono rischi di escludere soggetti emarginati. 

Di contro, la prima delle trentanove raccomandazioni proposte ha per tema la necessità dell’intervento comunitario in materia di diritto del lavoro per assicurare la tutela delle categorie vulnerabili vittime di discriminazione.  

Oltre all’entusiasmo per la possibilità di prendere parte al processo deliberativo evidente nei racconti dei partecipanti, i lavori hanno consentito di far emergere chiaramente la volontà e l’interesse verso il consolidamento di una sfera pubblica europea che rafforzi la responsabilità dell'UE. Colpisce la sensibilità dei partecipanti verso il tema dei diritti nelle varie declinazioni e l’importanza attribuita al buon funzionamento delle istituzioni democratiche nei paesi membri, come base anche per una buona politica estera comune. Anche rispetto al tema delicato della migrazione, emerge una certa riflessività quando alla proposta di azioni comunitarie per familiarizzare gli stranieri con i valori europei, si affianca l’importanza di evitare la creazione di ghetti e la necessità di offrire ai cittadini occasione di conoscenza dei migranti e delle questioni migratorie. 

Scorrendo le raccomandazioni insomma il quadro che emerge non è certo quello di un continente alla deriva, zeppo di populisti e dove tornano in auge sistemi illiberali, come sembrerebbe dalla cronaca politica, al contrario.

La democrazia deliberativa non è un sostituto di quella parlamentare ma, come dimostrano vari esperimenti condotti fino ad oggi, contribuisce efficacemente a stimolare la partecipazione ed il dibattito pubblico e ad accorciare le distanze tra rappresentanti e rappresentati. Inoltre, tra i vantaggi nell'affiancare processi deliberativi ad altri strumenti di partecipazione civica e alla rappresentanza democratica parlamentare, c’è il fatto che l’esito dei lavori di forum di cittadini come quello della CoFoE consente ai decisori pubblici di prendere con più coraggio decisioni difficili, come quelle che l’Unione Europea è chiamata a fare in molti ambiti. 

Alla Conferenza sul futuro dell’Europa possiamo attribuire il merito di avere provato ad innovare il processo decisionale europeo. Come suggerisce il co-presidente della CoFoE e Capogruppo di Renew Europe al Parlamento europeo, l'olandese Guy Verhosfatdt, il forum deliberativo potrebbe diventare permanente, da ripetere ogni cinque anni, a metà tra i cicli elettorali dell'UE, per consentire ai cittadini di esprimersi sui temi principali in discussione.  

Sarebbe davvero un fallimento però se le proposte avanzate dai cittadini interpellati in questi mesi non fossero prese sul serio, nonostante la difficoltà di dare corso ad una revisione dei trattati in questo frangente politico. Una responsabilità in questo caso andrebbe attribuita agli esperti che hanno sminuito la CoFoE come l’ennesima iniziativa calata dall’alto e ai media che ne hanno dato minima copertura fino ad oggi, ridimensionando così le potenzialità di questa coraggiosa iniziativa.

 

La Conferenza sul futuro dell’Europa è un esperimento di democrazia partecipativa dell’Ue frutto di un accordo tra le tre istituzioni principali - Parlamento, Consiglio e Commissione - volto a coinvolgere i cittadini europei nella riflessione e definizione del futuro comune. La sua componente fondamentale è costituita da una piattaforma digitale multilingue su cui cittadini ed organizzazioni della società civile possono condividere proposte su temi quali l’ambiente, la salute, l’economia, la migrazione, lo stato di diritto etc. Raccolte le proposte grazie alla piattaforma, ai forum deliberativi e agli eventi, le istituzioni europee si sono impegnate a dare loro seguito, nell'ambito delle rispettive competenze.

 

Questo materiale è pubblicato nel contesto del progetto "Parlamento dei diritti 3", cofinanziato dall'Unione europea (UE) nel quadro del programma di sovvenzioni del Parlamento europeo (PE) per la comunicazione. Il PE non è in alcun modo responsabile delle informazioni o dei punti di vista espressi nel quadro del progetto. La responsabilità sui contenuti è di OBC Transeuropa e non riflette in alcun modo l'opinione dell'UE. Vai alla pagina “Il Parlamento dei diritti 3”.


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