La Fondazione Benetton Studi e Ricerche dedica un numero della collana Memorie al Complesso di Jasenovac. Il racconto di un luogo e le motivazioni dell'assegnazione del premio internazionale Carlo Scarpa per il giardino 2007

08/06/2007 -  Antonia Pezzani

"L'architettura può essere poesia?". Certo. Lo ha proclamato F. LI. Wright in una conferenza a Londra. Ma non sempre: solo qualche volta l'architettura è poesia. La società non sempre chiede poesia. Non bisogna pensare: "farò un'architettura poetica". La poesia nasce dalle cose in sé...

Sono parole che Carlo Scarpa pronunciò in occasione di una conferenza presso l'Accademia di Belle Arti di Vienna nel 1976, ed esprimono forse l'orientamento della Fondazione Benetton Studi e Ricerche nell'assegnazione del Premio Internazionale Carlo Scarpa per il Giardino.

Quest'anno il premio, è stato assegnato al "vasto spazio aperto, appoggiato alla riva della Sava presso il villaggio di Jasenovac, in Croazia, fino al 1941 area di una fornace di mattoni, dal 1941 al 1945 campo di concentramento, e da allora sito memoriale," si legge nella Motivazione della giuria che ha assegnato il simbolico sigillo a Nataša Jovičić, direttrice del Complesso memoriale di Jasenovac, realizzato nei primi anni sessanta dall'architetto nato a Belgrado ma dal 1996 residente a Vienna, Bogdan Bogdanovic.

C'era anche l'architetto, accompagnato dalla moglie, a ritirare il premio. Due tra l'altro i suoi testi inseriti nella pubblicazione dedicata al Complesso memoriale di Jasenovac: Il labirinto nel labirinto e La rapina dei simboli, entrambi tratti da Der verdammte Baumeister. Erinnerungen (Paul Zsolnay Verlag, Vienna 1997). Nel primo testo l'architetto racconta dell'individuazione del fulcro del luogo, e nel secondo della polemica anche persecutoria sul senso del simbolo da lui realizzato: "Riferisco in questa sede l'episodio della rapina di un simbolo antifascista soltanto perché mi sento obbligato a credere che l'ignoranza umana non sia sempre invincibile, non dappertutto, non in tutti i tempi."

La pubblicazione uscita per la collana Memorie curata da Domenico Luciani anche coordinatore della giuria, traccia la storia e la geografia del sito premiato e offre una cronologia della vita e dell'opera di Bogdan Bogdanovic, oltre a una bibliografia sui temi trattati. Vi sono raccolti testi che offrono uno squarcio sull'ampio dibattito intorno ai luoghi della memoria.

L'area del memoriale di Jasenovac non comprende l'intero complesso del sistema di campi di concentramento croato ustascia che si snodava lungo la Sava, l'Una e lo Strung, ma sorge sul luogo che fu il campo III Ciglana (fornace). L'area, circondata da un muro di mattoni, era suddivisa al suo interno in zone delimitate dal filo spinato. Nel luogo dove oggi sorge il museo, c'era il corpo di guardia, mentre all'interno del perimetro spinato dove sorgevano le baracche, la fornace di mattoni e due cave, c'era il cimitero: dove sorge oggi il monumento. L'innesto ferroviario che collegava il campo direttamente con la linea ferroviaria esterna, si interrompeva proprio lì, zona paludosa dove gli inondamenti erano frequenti. Il fiore di Jasenovac sorge in quello che l'architetto definisce in Il labirinto nel labirinto come "l'infernale trappola della natura."

La Motivazione dell'assegnazione del premio della giuria prosegue: "Nell'assenza totale di reperti fisici della fornace e del campo di concentramento, eliminati già alla fine della guerra, l'inventore ha definito, con minuscoli movimenti di terra, toccanti segni contestuali che rinviano analogicamente alle baracche e alle attrezzature del campo di concentramento, lievi corrugazioni, quasi invisibili tumuli nella pelle del grande prato conterminato dalla linea di salici che definisce la riva del fiume." Le strutture del campo di concentramento di Jasenovac infatti, furono prima parzialmente distrutte in seguito a bombardamenti alleati (22 novembre 1943, 5 febbraio 1944 e 30-31 marzo 1945), e poi il comandante della difesa ustascia ordinò la distruzione totale del campo di Ciglana, sito del memoriale, del villaggio di Jasenovac e dei campi di Kožara e Stara Gradiška. Il labirinto nel labirinto ci presenta la realizzazione dell'opera come la risoluzione di un'enigma: "Nel caso migliore l'enigma poteva essere risolto soltanto con la coscienza personale, con criteri morali e intellettuali personali, con gusto e stile personali," scrive l'architetto.
 
"Alla qualità rara di un'elaborazione di memoria sub specie paesaggistica, contribuiscono a Jasenovac, anche una esposizione museale, una raccolta documentaria e un centro educativo, ispirati da una tensione conoscitiva che va oltre la querelle sui numeri dei deportati e delle vittime nel periodo 1941-1945" - si continua nella Motivazione: "È un lavoro che ha la pazienza della storia e che, al riparo da ogni pregiudizio ideologico, continua con semplicità implacabile a dare nome, cognome, data e luogo di nascita" alle vittime del campo di concentramento di Jasenovac. Sono sino ad ora 69842 quelle identificate - bambini, uomini e donne, di quindici nazionalità diverse: croati, cechi, tedeschi, ungheresi, italiani, ebrei, montenegrini, musulmani, polacchi, rom, russi, serbi, slovacchi, sloveni, ucraini, ignoti.

Il Premio Internazionale Scarpa per il Giardino è stato istituito nel 1990 dalla Fondazione Benetton Studi e Ricerche e consiste in "una campagna annuale di attenzioni verso un luogo particolarmente denso di valori di natura e di memoria." La giuria sceglie annualmente un luogo che presenti caratteri, meriti attenzioni, susciti riflessioni coerenti con le finalità del premio e motiva per iscritto la propria scelta." Le finalità che il premio si propone sono: "Contribuire a elevare e diffondere la cultura di governo del paesaggio; si propone come strumento per far conoscere...il lavoro intellettuale e manuale necessario per governare le modificazioni dei luoghi, per salvaguardare e valorizzare i patrimoni autentici di natura e di memoria."

Il complesso memoriale di Jasenovac
Fondazione Benetton Studi e Ricerche
Treviso 2007


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