Franco Cotta --Insieme a Sarajevo

Mi sembra che finalmente tutti sono giunti alla conclusione che forse i popoli dei balcani hanno ragione a non voler essere comandati o guidati dagli stranieri, siano essi americani od europei, forze della NATO o l'EUFOR, diplomatici o giornalisti. Ambiscono però a vivere meglio e sono disposti a sacrificare gli storici desideri di vendetta per camminare insieme (magari sospettosi) verso l'Europa, approfittando dei visti di lavoro ed adattandosi ai paletti normativi che segnano la strada di lasca collaborazione che devono seguire per proseguire, più o meno congiunti, nella direzione auspicata, verso l'ingresso nella Unione. Percorrere il percorso è la vera via d'entrata, è l'esperienza che diventa realtà vissuta, è maturazione individuale che consente di arrivare al risultato, vivendo insieme. Devo confessare che ne sono molto felice perché alcuni anni fa non vi era certezza che il dolce potere attrattivo dell'Unione potesse prevalere sulle tensioni locali e le ambizioni di direzione internazionale. Complimenti a tutti quelli che hanno contribuito a questi passi avanti, ma sopratutto ai popoli balcani che li hanno effettuati.