Commento

L'articolo di Predrag Matvejevic è davvero molto bello e equilibrato (d'altronde è uno storico). E' triste (ma lo capisco bene !) che debba comunque ricordare la storia propria e della sua famiglia per non essere tacciato da subito come fazioso. E' il destino (molto comune nei paesi ex socialisti) di chi ha parlato e scritto di cose scomode quando non era facile e ora viene criticato dagli stessi che allora stavano zitti. Penso però sia ingiusto prendersela con il regista del "Cuore nel pozzo". La fiction ha le sue regole e negli ultimi anni ne abbiamo viste su Perlasca, Papa Giovanni, Padre Pio e altri santi, Coppi ecc. Il problema è che la fiction non è storia e si può fare quando tratta di periodi e argomenti su cui già gli storici si sono confrontati e già esistono giudizi (magari anche divergenti). Le foibe (e tutto quello che ci sta dietro, che è tanto) sono purtroppo diventate argomento storico reale solo da pochissimo e tutt'oggi sono ancora terreno di scontro politico. In queste condizioni qualunque fiction sarebbe stata criticabile. L'unica soluzione era non fare una fiction ma un programma documentario come già spesso vediamo. Tipo "La grande storia". Ma con quello non si hanno grandi ascolti. Però anch'io non sono ingenuo e la determinazione con cui una parte politica ha voluto, sponsorizzato e promosso questa iniziativa già di per sè era destinata a provocare polemiche. E non parlo di Berlusconi ma soprattutto di Alleanza Nazionale. Basta ricordarsi delle parole di Tremaglia a Trieste. Il vecchio MSI aveva fatto del problema degli esuli istriani, delle foibe (e va aggiunto dell'italianità dell'Alto Adige) un suo storico cavallo di battaglia. Solo così si capisce come è stata vissuta da molti esponenti politici che hanno quell'origine la giornata della memoria. Aggiungo solo una cosa. Predrag Matvejevic ha ricordato la cosa più importante che spesso si vuole dimenticare. Il fascismo ha attuato per vent'anni una politica di italianizzazione forzata e di discriminazione che ha inevitabilmente seminato odio che di cui hanno raccolto i frutti le generazioni successive. Ma non era scontato. E' stata la guerra scatenata da nazisti e fascisti che ha precipitato tutta l'ex Jugoslavia in un vortice di sanguinose guerre civili (la follia ustascia, le rappresaglie cetniche, Jasenovac e dopo Bleiburg). E questo ha seminato sangue, dolore, ideologie che sono riesplose 50 anni dopo. Il paradosso è stato che gli eredi del fascismo si sono trovati a diventare i portavoce proprio di quelli (gli esuli istriani, fiumani e dalmati) che hanno perso tutto a causa della guerra. Così come i serbi del Kossovo, oggi perseguitati, o i serbi di Croazia sfollati in Serbia e lì a malapena tollerati, devono ringraziare Milosevic per il loro triste destino. Le foibe sono state una vicenda atroce mai a sufficienza indagata. E dare un equilibrato giudizio storico ora è difficile. Ma il semplicismo non aiuta. Io lavoro da anni in Croazia, proprio dove più feroce è stato lo scontro etnico. E ho imparato come le cose siano complicate, e le stesse memorie divise. Ma ho trovato molta più gente di quanto pensassi che, anche se orgogliosa di aver combattuto per difendere il proprio paese (e parlo di Vukovar e Osijek) non accetta di vivere in un mondo etnicamente diviso e sa ben distinguere le responsabilità di (da una parte e dall'altra) sul nazionalismo esasperato ha costruito la propria fortuna (spesso anche economica).