Per Antonio

Nel suo intervento, il prof. Matvejevic si e' concentrato su cio' che lo colpisce di piu': le vittime fisicamente eliminate, sulle foibe (la parola stessa fa venire i brividi). Il problema degli esuli e del risarcimento/restituzione dei loro beni nazionalizzati durante il governo comunista
sollevato da Antonio e' un problema diverso (anche se sempre tragico dal punto di vista umano, come nel caso di tutti i profughi del mondo) e, in mancanza di un accordo bilaterale dettagliato, va affrontato giuridicamente
caso per caso. La nazionalizzazione e' avvenuta su basi giuridiche diverse e in periodi differenti. Alcuni hanno perso i beni "per l'abbandono", altri
nel processo generale di esproprio e di statalizzazione dei beni produttivi capitalisti, mentre una buona parte e' avvenuta durante la legge jugoslava sull'opzione (i cittadini dovevano scegliere un'unica patria: l'Italia o la Jugoslavia) e quelli che sceglievano l'Italia perdevano automaticamente, come tutti gli stranieri, il diritto di avere le proprieta' sul territorio jugoslavo. Alcuni beni sono stati restituiti gia' nel corso dei primi anni '60, senza che vi sia stato alcun ricorso per riottenerle (circa 200 nella sola Istria). Con tale gesto l'amministrazione comunista ametteva che c'erano degli "sbagli" o "troppo zelo" nel processo di nazionalizzazione.
Nel 1997, a seguito della legge slovena sulla restituzione/risarcimento che contemplava specificamente la restituzione dei beni agli italiani
espropriati dopo la II guerra mondiale, entra in vigore anche un'analoga legge croata. E' incompleta (visto che esistono diverse fattispecie da "denazionalizzare"blunk e i termini per il ricorso sono brevi. La Corte costituzionale croata sentenzia (in data 21 aprile 1999) la proroga del termine per il ricorso (ulteriormente differita dalla stessa Corte in data 20 aprile 2001) ma pochi aventi diritto ne usufruiscono. Perche'? Forse perche' le notizie riguardo alle nuove leggi che possono interessare i cittadini italiani devono fare un lungo tragitto tra l'Ambasciata italiana a Zagabria, il Ministero degli Esteri e il Ministero/altri enti pubblici competenti a farli avere alle associazioni degli esuli che le pubblicano (sempre incomplete, con innumerevoli errori di traduzione ed importanti omissioni). Inoltre, i casi di restituzione si sono visti anche indipendentemente dalla legge del '97: storica la decisione della Corte suprema croata del '98 in base alla quale un esule italiano (Piccini Vieri di Trieste), i cui genitori hanno optato per la cittadinanza italiana, ottiene la cittadinanza croata e, in un procedimento a parte, tutti i beni della sua famiglia in base alla legge sulla restituzione dei beni ai cittadini croati. Credo sia un errore che i governi sloveno e croato tacciano sul tema del risarcimento, sulla responsabilita' del governo italiano (soprattutto l'attuale) a rifiutare un accordo bilaterale in merito al risarcimento. Come si fa a non pensare che questo rifiuto significhi proprio cio' che pensa Matvejevic: una brutale strumentalizzazione (oltre alla gia' nota inefficienza dell'amministrazione pubblica italiana) da parte del governo italiano, da tirare fuori a piacimento ogni volta quando ce ne sia bisogno, facendo finta davanti alle telecamere che il problema degli esuli li sta molto a cuore. Che cosa significa la proposta del governo Berlusconi di "concedere un prestito" al governo croato perche' possa risarcire gli esuli? Che anche in questo caso voglia fare... affari?