ma si che si è scritto sulle foibe, ma invano!


"...Il cuore nel pozzo" è una fiction encomiabile in ogni senso, eppure qualcuno ci ha visto una manovra politica, chissà come mai, proprio adesso...? Se nell'uomo esiste questa indole a individuare interessi, giochi di potere ecc. ecc. ma perché per 50 anni nessuno si è mai accorto di nulla...? Eppure si tratta di stragi, genocidio e potere... "

risposta
Se i media nazionali non ne hanno parlato chiedilo a loro.
Gli Istituiti di Storia del Movimento di Liberazione del Friuli Venezia Giulia e l'ANPI di Trieste ha inviato centinaia di lettere di protesta per le enormi falsità che sono state scritte. Ma l'ANSA e la Rai, come Repubblica, Corriere mai hanno pubblicate queste smentite.
Solo Il Manifesto ha pubblicato qualcosa.

"...Lo storico triestino Galliano Fogar, segretario dell'Istituto regionale per la storia del movimento di liberazione nel Friuli Venezia Giulia, da oltre vent'anni si prodiga presso grandi quotidiani, Rai, ed esponenti del centrosinistra per cercare di «arginare» bugie e inesattezze che, per ignoranza o malafede, da anni vengono dette e scritte sulla storia della Venezia Giulia, sulle foibe e sulla questione dell'esodo istriano. Senza grandi riscontri. L'ignoranza su questi argomenti continua a farla da padrona, a tutto vantaggio della destra «sdoganata» e di quanti portano da anni avanti il disegno di revisionare la storia recente per delegittimare la resistenza e con essa la costituzione antifascista. «Anche grandi storici italiani - racconta Fogar - sanno poco della storia della Venezia Giulia che, invece, è chiaramente documentata fin dal 1946, quando lo storico triestino Carlo Schiffrer rinnovò la storiografia giuliana con i suoi studi su irredentismo e fascismo giuliano, superando le facili ed erronee letture nazionalistiche e celebrative». «An e la Casa delle Libertà - aggiunge - vogliono far passare l'idea che si tratta di storiografia di stampo comunista, mentre ci troviamo davanti a un buco nero di ignoranza storica degli avvenimenti accaduti in questa zona».

«I grandi mezzi d' informazione - prosegue lo storico - hanno gravi responsabilità perché non si documentano e si limitano ad ampliare e ad avallare stereotipi nazionalisti e fascisti sulla storia del confine orientale: dalle foibe viste come genocidio di tutti gli italiani al sempre incombente pericolo slavo-comunista. Per quanto riguarda le foibe, per esempio, in tanti continuano a parlare di 12.000-50.000 vittime, mentre i dati obiettivi parlano di 4.000-6.000 persone scomparse in tutta la Venezia Giulia, tra il '43 e il `45, e non solo per infoibamento. Nessun giornalista si rivolge al nostro istituto per avere. Pochi sono anche gli storici che ci interpellano. Così le bugie si perpetuano nell'ignoranza».

Dal processo della Risiera, nel 1976, non si contano più i tentativi di equiparare la resistenza alle foibe, il comunismo jugoslavo al nazifascismo, per dire magari che il primo è stato peggiore dell'altro. «A questo hanno contribuito anche la martellante campagna di stampa sulla `vergogna della tragedia dimenticata' e sui processi per le foibe, dimenticando che già sotto il governo militare alleato erano stati celebrati a Trieste decine e decine di processi a infoibatori o presunti tali con condanne fino all'ergastolo». «E' deplorevole - conclude - che una parte notevole della grande stampa e dei politici democratici conosca assai poco le vicende internazionali e non locali di una regione, la Venezia Giulia, che per gli eventi della guerra fu coinvolta in pieno negli sviluppi del conflitto nell'area danubiana-balcanica».

«Solo alcuni giorni fa la Rai nazionale - aggiunge sconsolato lo storico triestino - ha dichiarato che l'Italia dopo la II guerra mondiale ha perduto `l'Istria e la Dalmazia'. Ma la Dalmazia non ha mai fatto parte dello stato italiano tranne che per l'enclave di Zara, un'isola italiana in un mare slavo, per il semplice fatto che apparteneva prima all'impero austroungarico e poi al regno di Jugoslavia. Solo nel 1941, con l'attacco italo-tedesco alla Jugoslavia, la Dalmazia, occupata manu militari, fu affidata a un governatore fascista (prima Giuseppe Bastianini e poi Francesco Giunta, già capo dello squadrismo triestino degli anni `20). Contemporaneamente fu creata in Slovenia la nuova provincia di Lubiana che fu affidata alla gestione di Emilio Grazioli, già federale di Trieste. Perciò, a meno che non si voglia valorizzare le conquiste dell'imperialismo fascista dell'epoca, è assurdo parlare di una perdita della Dalmazia, in gran parte a maggioranza croata».

Fogar è profondamente rattristato anche dal fatto che la sinistra sia caduta nella trappola dei postfascisti locali aderendo acriticamente alla giornata del ricordo per l'esodo dei 250.000 istriani, fiumani e dalmati dalle terre che passarono alla Jugoslavia, «perché il 10 febbraio, preso dalla destra come simbolo della tragedia è la data della sigla del Trattato di Pace di Parigi, e questi signori non spiegano che l'Italia era sul banco degli imputati, e che la gran parte dell'Istria e Fiume furono perdute non certo per colpa dei partigiani ma per le precise colpe del fascismo e della sua violenta opera snazionalizzatrice prima e per l'invasione della Jugoslavia poi». Foibe ed esodo furono due tragedie, ma non si possono equiparare le memorie, non si può dire che la Risiera di San Sabba e le foibe furono la stessa cosa. «Chi sa, oltre il fiume Isonzo - sottolinea Fogar - che poco dopo i pur esecrandi episodi delle foibe istriane del settembre `43, tra gli insorti che cercarono di opporsi ai tedeschi che fecero terra bruciata dell'Istria con migliaia e migliaia di morti c'era anche un battaglione di minatori italiani e slavi del bacino minerario dell'Arsa. Bacino che il 28 febbraio 1940 fu devastato dalla più grande tragedia mineraria d'Europa con la morte di 185 minatori e il ferimento di altri 147. L'inchiesta fu insabbiata, i dirigenti attribuirono la colpa dello scoppio ai minatori stessi e si tacque sulle terribili condizioni di insicurezza e igienico sanitarie in cui quei disgraziati erano costretti a lavorare. E malgrado la pubblicazione del volume L'Istria tra le due guerre, a spese dell'istituto, la stampa nazionale ha ignorato questo episodio gravissimo, una delle più gravi sciagure minerarie della storia d'Europa del `900 come ha ignorato le decine e decine di volumi sulla Venezia Giulia, sull'occupazione jugoslava del '45, sulle foibe, sul problema di Trieste e dell'Istria nel quadro internazionale».