Jasmina

Ti voglio far leggere Alex la parte della lettera che un amico mi ha scritto, che è lunga e che in molte parti non condivido. Mi fa però riflettere questa, ultima parte della sua lettera. Chi sa che anche a te non faccia cambiare l'angolazione delle vedute. Senza volerti convincere di nulla, solo prova a capire che potrebbe esistere qualcosa che si chiama dolore e che tristemente non trova altra valvola che quella della tofoseria. Che è pur sempre parte della societtà.Credi che questo dolore esista e sia difuso ed autentico o credi non esista, è il mito che si autoalimenta etc, etc?
Ecco:
"Di questo dolore parlavano le bravate e le illegalità dei tifosi di Italia-Serbia di Marassi. Di questo dolore era fatto il fuoco che ha incendiato la bandiera albanese. Per questo dolore tutti calciatori serbi si sono avvicinati con le tre dita alzate verso i loro tifosi. É vero, per chetarli, ma è anche vero per dismostrare loro che quel dolore li tiene insieme. Che quel dolore è la Serbia, è l’essere serbo. Così come teneva insieme i pochi facinorosi a tutte le altre centinaia di tifosi che - mi pare - non hanno mostrato segni di astensione o contestazione nei confronti del comportamento dei pochi che si esponevano.

Se noi abbiamo tollerato gli strafalcioni storici dei nostri cronisti, lo abbiamo fatto per una serie di consapevolezze opportune a riconoscere la necessarietà del loro comportamento.
Se abbiamo tollerato l’illegale tolleranza delle forse di Polizia, lo abbiamo fatto consapevoli che altri comportamenti avrebbero probabilmente peggiorato la situazione.
Se non abbiamo tollerato quanto fatto da alcuni tifosi serbi non è perché ciò che hanno fatto è assolutamente deprecabile e condannabile, è anche perché del loro dolore non sappiamo nulla. É perché di quel dolore, non vogliamo sapere nulla."